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sabato 18 aprile 2015

LA CRONACA DEL PICCOLO

IL PICCOLO 14 gennaio 2011

Boniciolli: il superporto? Era già nel mio piano

di FURIO BALDASSI

Domanda da un milione di teu: quanto può importare del porto a una città che discute a gennaio 2011 una mozione su un importante progetto (quello Unicredit) presentata nell'aprile (!) dell'anno precedente, e per giunta lo fa in presenza di un presidente dell'Authority ormai arrivato alla scadenza del suo mandato? 

La risposta è retorica, la realtà quasi malinconica. In un consiglio comunale che ormai viaggia nella piena, ordinaria amministrazione verso le elezioni fa comunque quasi specie sentire la lucida disamina di Claudio Boniciolli. 

Uno che di portualità ne mastica e dunque, giustamente in certe ottiche, è stato fatto fuori dalla guida dell'Authority. Passando per giunta per "nemico" del progetto, mentre in realtà ne sottolineava solo certi punti deboli.

Ancora ieri sera, comunque, nell'aula consiliare, il sindaco Dipiazza, uscente anche lui, rimarcava «la grande opportunità per Trieste», contrapposta a «tuboni, buconi e altri progetti strampalati sui quali si è perso tempo inutilmente».

E poco importa che Monfalcone si accalappi il boccone principale, «che è località a 20 minuti e a Milano ci si mette un'ora e mezza solo per andare a lavorare». Grandi peana anche per l'amico Claudio, «uno che ha capito che c'è un tempo per le elezioni e uno per lavorare assieme», ed è stato alleato concreto e solidale nella lunga trafila del piano regolatore del porto.

Da Boniciolli, in un'aula più attenta del solito, più numeri e fatti che esercitazioni verbali. 

E dunque il presidente ha voluto subito premettere che lascia il porto di Trieste con 15 milioni di euro di attivo, ai quali va aggiunta la plusvalenza di poco più di 4 milioni derivante dalla vendita del 60 per cento delle quote di Trieste terminal passeggeri. 

«Il progetto Unicredit? Era già tutto là, se leggevate il piano triennale del porto 2007-2010», ha ricordato, non senza aggiungere che il progetto dei progetti, «quello chiesto dal ministero per razionalizzare le 25 varianti» era stato affossato «dalla cricca al vertice del consiglio superiore dei lavori pubblici».

L'uscita del colosso bancario, comunque, era quasi scontata, assicura Boniciolli, «in un momento in cui lo Stato non finanzia più il sistema portuale e le banche fanno la fila per finanziare le autorità portuali in difficoltà». 

Ma sulle perplessità di Boniciolli sull'iniziativa si sarebbe potuto scrivere un libretto ben più gonfio di quello distribuito ieri ai consiglieri. «Quando fu presentato – ha raccontato Boniciolli – mi impressionò soprattutto l'affermazione che la prima nave sarebbe arrivata a Monfalcone entro tre anni. Tempo sufficiente, evidentemente, per quadruplicare le linee ferroviarie, cambiare le uscite autostradali e allestire i relativi collegamenti, eccetera, ecettera...».

E magari rimuovere quei 9 milioni e 300mila metri cubi di fango che opprimono l'entrata al porto della città cantierina. O terminare la prima parte di un project financing che, come ha lungamente ironizzato il presidente dell'Authority, prevede la sua conclusione nel 2033. 

«Quando - ha concluso – saremo tutti qui a verificarne la realizzazione, compreso il presidente della Provincia Gherghetta o il sindaco di Monfalcone Pizzolitto che hanno detto di essere in grado di andare avanti da soli senza la palla al piede Trieste....».

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